I Comuni e i diversi soggetti sottoscrittori l’Accordo di Distretto intendono individuare il commercio come uno dei fattori in grado di generare occupazione e garantire la permanenza della popolazione, soprattutto giovane, nel territorio.
Dipendendo fortemente dai flussi turistici come generatori d’entrate, appare evidente come i sia necessario creare una forte integrazione e sinergia tra tutti i fattori attrattori, ivi compresi is servizi, e integrare a pieno titolo il commercio e di suoi operatori nel disegno di sviluppo, togliendoli da una certa posizione di marginalità rispetto, ad esempio, al settore della recettività, storicamente di alta qualità sul Lago di Como.
Il comparto del commercio, si caratterizza per un sistema fondato su micro-imprese operanti per lo più a livello locale, che non sono ancora riuscite a darsi una comune dimensione organizzativa di qualità. Non esiste una cultura diffusa e omogenea di accoglienza, cura e servizio rivolto al cliente, una verifica del livello di soddisfazione o di esigenze diverse, un processo di fidelizzazione, un servizio di orientamento al prodotto, di individuazione anche stradale dei punti vendita.
L’incontro tra domanda e offerta avviene per lo più in occasione delle sagre e mostre organizzate dalla rete delle pro-loco e dei Comuni, ma ancora su un piano individuale, senza alcuna sinergia, con evidente dispendio di risorse e diminuizione dell’impatto complessivo. Il Consorzio sapori di terra, sapori di Lago è un ottimo motore di crescita , ma dovrà sempre più inglobare la dimensione del commercio come sistema di conoscenza del territorio, intreccio di saperi e capacità innovative n grado di orientare il turista verso una percorrenza meno superficiale di questi luoghi.
Il Distretto diffuso intende operare affinché il commercio diventi agente di integrazione dello sviluppo locale, in modo complementare con turismo, agricoltura e cultura, e insieme sistema efficiente per ridurre il rischio di marginalizzazione sociale della popolazione.
Lo sviluppo territoriale che ci si prefigge di conseguire, parte dal presupposto della sussidiarietà tra enti nel promuovere progetti che siano legati alle caratteristiche ed opportunità locali, provinciali, regionali e nazionali e dalla consapevolezza che la crescita e le competitività di un territorio siano strettamente legate alla capacità di cooperazione e concertazione degli attori sociali, economici e culturali del sistema locale.
Il processo di valorizzazione del territorio dovrà innescare una spirale virtuosa di rilancio del comparto commerciale, turistico ed artigianale di tutta l’area di riferimento, con ricadute positive anche sui restanti comuni confinanti, naturali candidati ad entrare nel Distretto che un domani potrebbe arrivare a comprendere il territorio della Comunità Montana, come spazio dove esigenze, problemi, opportunità e strumenti di programmazione sono omogenei.
Il presente Programma rappresenta un momento chiave nel percorso evolutivo, sia per quanto riguarda gli enti istituzionali che le imprese, identificandosi come punto di riflessione e di bilancio e quindi come opportunità di scelta per la costruzione del futuro sociale ed economico.
L’idea del Distretto, e il lavoro che ha portato alla sua definizione, è stata gestita dai Comuni come elemento aggregante e catalizzatore di un sistema sociale ed economico fortemente preoccupato e disorientato, anche di fronte ad una crisi economica che nella misura in cui si ripercuoterà sul turismo, potrebbe ridurre notevolmente una delle principali fonti economiche, spingendo nuovamente i giovani verso il lavoro oltre frontiera.
La volontà dei Comuni e delle Associazioni di creare e gestire un Distretto diffuso del Commercio è seguita alla consapevolezza che era necessario dare un segnale importante alle forze vive presenti della volontà di investire per creare le condizioni indispensabili perché ogni impresa potesse realizzare a sua volta il proprio percorso di crescita e innovazione.
Si è quindi costruito un percorso dinamico di dialogo tra istituzione e territorio e soprattutto si è ricostruito, attraverso le riunioni che via via si sono succedute, un clima di fiducia e uno spirito di collaborazione e di unione di intenti. La risposta all’iniziativa delle Amministrazioni è stata infatti importante per un’area così marginale e non solo dal punto di vista quantitativo, ma soprattutto qualitativo. Si è generata una sinergia trasversale tra le diverse imprese che ha consentito di superare le ordinarie conflittualità per arrivare a creare un vero e proprio sistema-paese, orientato non solo agli ovvi obiettivi economici, ma alla ricostruzione di una qualità di vita e di relazione in primis per gli imprenditori e per gli abitanti medesimi. E’ stata così definita una modalità di lavoro interattiva tra le diverse imprese, incardinata sulla valorizzazione del patrimonio comune di tradizioni, conoscenze e competenze, patrimonio reale, testimoniato dalla storia e dal vissuto delle singole aziende.
Il lavoro di animazione ed conoscenza svolto ha messo in evidenza agli occhi degli stessi cittadini le risorse di cui il loro territorio dispone, risorse fortemente interiorizzate come un patrimonio comune da gestire a livello di comunità locale. Storie, luoghi, parlate, capacità, consuetudini legate al lago ed alla montagna sono diventati ai loro occhi altrettanti valori che, per la loro specificità, possono qualificare prodotti e servizi offerti.
La Comunità ha riconosciuto se stessa in quanto tale e, nel percorso di consapevolezza, ha acquisito una possibilità in più di aprirsi e giocare nuove carte nella propria offerta commerciale.
Il futuro economico e sociale di un territorio rurale e montano dipende dalla sua capacità di utilizzare in modo adeguato e consapevole l’eredità del passato.
La consapevolezza e la valorizzazione del patrimonio sono una condizione indispensabile del processo di sviluppo sostenibile locale. Il patrimonio ha valore in sé. Esso rappresenta la memoria storica della popolazione e insieme una risorsa potenziale per garantirne il futuro: una specie di “credito spendibile”.
Se realizzata in modo idoneo e consapevole, la valorizzazione del patrimonio è pienamente compatibile con la soddisfazione dei bisogni locali. La sua importanza è sempre più riconosciuta: oggi la sfida consiste nell’integrarne al meglio la protezione, la valorizzazione e l’evidenziazione nell’approccio locale in materia di sviluppo.
Il patrimonio è al tempo stesso materiale e immateriale.
La nozione di patrimonio materiale rinvia immediatamente al patrimonio architettonico, quella di patrimonio immateriale richiama alla mente le tradizioni orali, il sapere e il know-how, le lingue, i dialetti, le musiche, …
Il patrimonio, la cultura, non vanno salvati in quanto prodotto, ma in primis per tutelare la dignità di vita degli abitanti, cioè non bisogna salvaguardare la cultura della popolazione, ma la cultura per la popolazione: il prodotto finale sarà certamente anche più spendibile, poiché più autentico.
Per i tre Comuni del Distretto il patrimonio culturale rappresenta sicuramente un credito spendibile, in quanto il Lago di Como ne costituisce il marchio immediatamente riconoscibile, in grado di veicolare un messaggio di qualità.
Il patrimonio ha però bisogno di essere valorizzato, promosso e fortemente tutelato e in questa direzione intende muoversi il Distretto, che già in questo avvio di programmazione ha individuato interventi di alta qualità, finalizzati a recuperare e valorizzare il contesto urbano, creando una scenografia di qualità in cui collocare prodotti e servizi.
Il Comune di Argegno avvia un progetto di grande valore architettonico volto a recuperare la strada storica che attraversa l’antico borgo, tutta in acciottolato, che dal fronte lago sale verso le frazioni, tra le alte e strette case tipiche di questi paesi che “rubano” lo spazio alla montagna. Lungo la strada, tra portici, scale e ponti che collegano le abitazioni, si alternano botteghe alimentari e artigianali. Il recupero dell’antico selciato e il posizionamento di punti luce in stile riporteranno la strada al suo antico fascino medioevale.
Il Comune di Cerano, impegnato nel recupero dei punti commerciali residui, come l’antica latteria sociale, ha valutato di recuperare la piazza centrale del paese, luogo di ritrovo e di scambio di prodotti e relazioni umane per le persone che ancora vivono nel piccolo centro.
Schignano è il più montano, arrampicato sulla montagna e sottolinea la sua storia agricola con un intervento volto a creare uno spazio attrezzato nell’area mercatale del borgo, dove ospitare i produttori locali, mostre e soprattutto un mercato di agricoltori almeno mensile, volto a creare un flusso costante di consumatori attenti alla qualità di turisti, anche dalla vicina Svizzera.
A dare forza a queste scelte, la volontà di attivare un Osservatorio del paesaggio, volto a rilevare le linee architettoniche dei borghi e i profili agrari, come indicazioni anche a livello edificatorio.
Così il Distretto intende operare per diventare a tutti gli effetti un sistema di programmazione su più linee, un sistema che tutti i Comuni condividono e adotteranno nei rispettivi Piani Regolatori e Programmi di lavoro.