XIX Delegazione Lariana
STAZIONE LARIO OCCIDENTALE E CERESIO
La Stazione Lario Occidentale e Ceresio del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico nasce nel gennaio 985, composta da 27 volontari:
tutt’ora è composta da circa 40 volontari
Per ragioni logistiche la Stazione è divisa in tre squadre:
Valle Intelvi
Moltrasio
Menaggio
I volontari operano su un vasto territorio: da Como –Spina Verde lungo tutta la sponda Occidentale del Lario, fino al Comune di S.Siro, comprendendo cinque Valli: Valle Intelvi, Valsolda, Valcavargna, Val Rezzo, Val Menaggio.
Per le richieste di soccorso è necessario chiamare il 112 / 118, operativo 24 ore su 24
La Stazione dipende dalla XIX Delegazione “Lariana”, con sede a Lecco
Email: larioccidentale@sasl.it
Si può affermare che il soccorso alpino esista da quando esiste, per necessità o per diletto, l’abitudine di andare in montagna. Basti pensare ai monaci dell’Ospizio del Gran San Bernardo, veri progenitori del soccorso alpino. In effetti tra le genti di montagna, fin dai tempi più antichi, non c’è mai stato bisogno di un’organizzazione specifica per dar vita a quella straordinaria sensibilità dell’uomo di montagna che sfocia nella solidarietà alpina. Nei momenti di necessità, non occorreva molto tempo per radunare persone di buona volontà (montanari, guide alpine, alpinisti esperti) con sufficienti capacità per portare soccorso a chi ne aveva bisogno. Soltanto con la nascita dei club alpini si cominciò a parlare di soccorso organizzato, e nel periodo tra le due guerre si pensò alla predisposizione di attrezzature specifiche con corde di calata meno malandate di quelle sino a quel tempo usate e barelle per sostituire le scomodissime e pericolose scale a pioli che di norma venivano impiegate per il trasporto dei feriti.
Il 12 dicembre del 1954, in una riunione del Consiglio Centrale del Club Alpino Italiano, tenutasi a Bergamo, alla voce “eventuali e varie” si parlò per la prima volta, finalmente in modo ufficiale, di soccorso in montagna organizzato. Poteva restare davvero soltanto una “varia” annegata fra questioni meramente amministrative ed invece, in quell’esiguo spazio consiliare, al termine di una lunga seduta del direttivo, venne definita e deliberata la prima architettura del CSA (Corpo Soccorso Alpino) del CAI che andò a sostituire la “Commissione per i Soccorsi Alpini”.
Non tutti compresero che quella notte era nato ufficialmente il soccorso alpino, e non come un episodio slegato dalla vita sociale del CAI, ma come uno dei punti fermi della riorganizzazione del Club, processo avviato sull’onda del grande entusiasmo per il successo della spedizione al K2. Al suo vertice, con l’incarico di direttore nazionale, fu nominato proprio quello Scipio Stenico, che tanto aveva fatto per organizzare in modo razionale il soccorso alpino.
Da quel giorno il CSA, diventato col tempo CNSA (Corpo Nazionale del Soccorso Alpino) ed in seguito, con l’entrata nel suo corpo sociale degli speleologi, CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico), ampliò progressivamente il suo spettro di attività, di pari passo con le esigenze che anno dopo anno si evidenziavano, operando migliaia di soccorsi, portando in salvo alpinisti ed escursionisti feriti o in difficoltà e recuperando le salme dei caduti. Insieme al progresso delle tecniche e dei materiali anche la rete territoriale venne ampliata ed estesa riuscendo a coprire tutte le zone del territorio montuoso italiano interessate da un’attività alpinistica e/o escursionistica.
ITALIA PAESE DI MONTAGNE
Soltanto il 26% del territorio italiano può essere considerato pianeggiante. Per il resto abbiamo a che fare con colline e con massicci montuosi che costituiscono quasi il 39% del territorio nazionale: circa 115.000 chilometri quadrati di montagne vere e proprie.
L’Italia è un paese con un territorio estremamente vario dal punto di vista morfologico: vette innevate, parecchie delle quali superano i 3.000 e in qualche caso anche i 4.000 metri di altezza, ghiacciai crepacciati, gole, boschi, torrenti, fiumi, canyon, coste impervie. Ciò costituisce uno degli aspetti più affascinanti del nostro paese, ma può rendere veramente complessa un’opera di soccorso che debba svolgersi in tali scenari, spesso resi più ostili dall’oscurità o dalle cattive condizioni del tempo.
Proprio su questi territori si esplica l’attività del Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico. I tecnici del CNSAS sono chiamati ad intervenire nelle situazioni più diverse e imprevedibili, sia sui grandi massicci alpini che sulle montagne della dorsale appenninica, che corre per ben 1350 Km lungo tutta la penisola.
Persone incrodate, ferite, disperse, sfinite, possono contare su una struttura organizzata che ha fatto del terreno montuoso ed ipogeo il proprio campo di elezione, conosciuto e praticato con assiduità e passione e la cui opera in tali contesti risulta indispensabile.
CHE COS’E IL CNSAS
L’attività del CNSAS è coordinata dalla Direzione Nazionale, che ha la sua sede a Milano ed è articolata in 21 Servizi Regionali/Provinciali, 30 Zone Alpine dalle quali dipendono 232 stazioni territoriali. II Settore Speleologico è articolato in 16 Zone con 29 Stazioni di soccorso. L’organico del CNSAS è costituito, ormai da diversi anni, da circa 7.000 volontari, con un turn-over annuale di circa 4-500 unità. Questo significa che nei ranghi del soccorso alpino sono passati negli ultimi trent’anni oltre quindicimila operatori.
I Tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico, tutti alpinisti e speleologi di provata esperienza e capacità e tutti in possesso delle nozioni base di soccorso sanitario, sono in grado di offrire, anche grazie al loro costante aggiornamento, la propria competenza e professionalità in caso di soccorso in ambiente disagiato, impervio ed ostile, sia che si tratti di eventi verificati si nel corso di normale attività escursionistica o alpinistica (sentiero, parete, cascata di ghiaccio, crepaccio…) che speleologica (grotta, forra), sia in caso di catastrofe naturale (valanghe che interessano zone abitate, alluvioni, terremoti…) che di incidente stradale o sul lavoro che porti gli infortunati in luoghi irraggiungibili dalle normali équipes di soccorso, non dimenticando gli ormai numerosi interventi su impianti a fune (funivie, seggiovie..) bloccate da guasti o da eventi meteorologici.